Il sessantennio di regime partitocratico ha ridotto la Giustizia italiana, e la sua appendice carceraria ad una condizione incommensurabilmente più incivile, criminale e criminogena, violenta, illegittima e illegale, socialmente disastrosa e istituzionalmente aberrante, di quel che aveva compiuto e prodotto il ventennio fascista.
Giustizia e universo carcerario sono lo specchio dello Stato, del Regime, vigenti. Oggi più che mai. Ordine e welfare senza libertà, senza Democrazia, senza Stato di diritto producono fatalmente, se si aggiunge strage di legalità come oggi accade (e non nel ventennio ufficialmente totalitario del fascismo), strage di popoli.
Questo oggi non accade ancora perché il popolo italiano sta resistendo in modo mirabile, miracoloso, nel suo vissuto di civiltà e democrazia; sul piano etico, su quello morale, antropologicamente.
Così una società “chiusa”, come quella carceraria, oggi finisce per vivere come una straordinaria Comunità Penitenziaria, a cominciare, in primo luogo, per merito dei suoi operatori, dirigenti, polizia, amministrazione, letteralmente massacrati dal Regime, e per merito di un popolo di detenuti letteralmente sequestrati e martirizzati in una detenzione estranea e contraria a quella prevista dalla Legge fondamentale e dalle leggi e norme attuative.
Marco Pannella
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